Via degli Dei

Via degli Dei

Un cammino da piazza a piazza, da Bologna a Firenze attraverso l’appennino. Un cammino non religioso che vi porterà alla scoperta di borghi dimenticati, natura selvaggia e panorami mozzafiato. Questa è la Via degli Dei, e questo è il racconto del mio cammino, affrontato in compagnia di Dakota, il mio fratello peloso, per un viaggio in 5 magnifici giorni a 6 zampe.  

Come nasce la Via degli Dei 
Prepararsi al cammino
Cosa mettere nello zaino
La scarpa giusta 
Dormire in tenda o in struttura  
Le mie 5 tappe 
Per chi va forte e per chi va piano
Un cammino nei contrasti
Luoghi salvati dagli Dei
La magia del primo cammino

 

Come nasce la Via degli Dei 

Come detto nell’incipit, non si tratta di un cammino religioso, l’itinerario non segue le tracce di un santo del passato. Questo giovane cammino nasce nei primi anni novanta dall’idea di un escursionista bolognese, Domenico Manaresi, il quale decise di andare da Bologna a Firenze a piedi, assieme ad un gruppo di fidati amici e camminatori. Per farlo scelsero la via più diretta tra i due capoluoghi, ovvero quella che valica l’appennino al Passo della Futa. Decisero poi di correggere questo percorso per evitare i lunghi tratti di trafficata strada provinciale, seguendo sentieri più nascosti nei boschi.  

Alla fine il percorso ricalcava, per oltre il 65% del suo tracciato, la vecchia via Flaminia Militare, un’antica strada romana che collegava Bologna ad Arezzo, della quale sono ben conservati lunghi tratti di basolato immersi nelle faggete appenniniche e che, noi camminatori, ci troviamo a percorrere.  

Ed il nome Via degli Dei? Il nome deriva dalla strada provinciale 59, una strada dell’appennino bolognese in passato così chiamata perché collegava luoghi dai nomi di divinità  pagane: Monte Adone, Monte Venere, Monte Lunario (della dea Luna), Monzuno (Mons Junonis, Monte Giove).  

Così questa via fu tracciata e battezzata da questo gruppo di appassionati, ed oggi, dopo circa 30 anni, sta vivendo il suo vero boom, con migliaia di camminatori all’anno. Si stima che nel 2019 sia stata percorsa da circa 13.000 persone, numero cresciuto negli anni successivi.  

Prepararsi al cammino 

La Via degli dei è un percorso di circa 130km, che si sviluppa attraverso l’appennino, con continui saliscendi ed un dislivello positivo totale di oltre 3800 metri. Per questo non va assolutamente sottovalutato, nonostante i pochi giorni necessari a completarlo, l’impegno fisico è alto. 

Prima di partire per un cammino di questo genere è bene allenarsi a camminare a lungo, su sentieri misti e con dislivelli. Se si decide di affrontare il percorso in 5 giorni, la media giornaliera è di circa 26 Km di camminata. Prendiamo questo valore come riferimento e cerchiamo di raggiungerlo nelle nostre camminate di allenamento.  

Non è difficile camminare un giorno per 30km, è però difficile svegliarsi il giorno dopo senza dolori o contratture, freschi e pronti a ripetere lo stesso sforzo. Cercate quindi di simulare un mini cammino di più giorni, per preparare il vostro fisico, le vostre gambe e la vostra schiena.  

 Cercate, inoltre, di affrontare questi allenamenti con le scarpe con cui avrete intenzione di mettervi sulla Via degli Dei, così da evitare vesciche o di trovarvi a metà cammino con un paio di scarpe scomode che vi faranno male.  

Consultate il sito ufficiale Via degli Dei per tutte le informazioni utili prima di mettersi in cammino, inoltre se anche voi pensate di affrontare la via assieme al vostro cane, potreste dare un occhio al mio articolo “camminare a 6 zampe” .

 

Cosa mettere nello zaino 

Quando si compie un cammino lo zaino è il nostro unico bagaglio. Dobbiamo essere estremamente bravi nel doppio compito di portare tutto ciò che ci serve e, allo stesso tempo, limitarci all’essenziale, così da non avere peso inutile sulle spalle.  

Come già detto, la Via degli Dei si sviluppa a cavallo dell’appennino, passando dalla pianura alla montagna. Ciò significa che, in base alla stagione, troveremo un clima vario, aumentando le cose da mettere nello zaino. 

Anche in estate può essere consigliato portare una giacca antivento e antipioggia, da usare nei passaggi più in quota, mentre in inverno è facile trovare la neve, soprattutto nei versanti a nord. Quindi prima di partire è sicuramente bene controllare le previsioni meteo, così da sapere cosa ci aspetta. 

Nel mio caso specifico le previsioni indicavano sole con temperature fino a 22°C per i primi due giorni, pioggia e temperature di 14°C al terzo giorno, con minime di 5°C, miglioramento nel quarto giorno e di nuovo sole e caldo nell’ultimo giorno. In poche parole condizioni meteo mutevoli, con giornate quasi estive che alternavano giornate quasi invernali. La peggior condizione possibile perché avrei dovuto portare nello zaino di tutto, magliette leggere e pile pesanti! Alla fine, il mio zaino era così composto: 

1 guscio in goretex, antipioggia e antivento
1 Pile 
1 maglietta intima termica
3 magliette 
1 pantalone lungo
1 sovrapantalone antipioggia 
Calze e mutande
Ciabatte
La mia mirrorless Sony a7rIII con obbiettivo Sony 24-105 (mai usata)
Torcia frontale per la notte (non si sa mai)
Libro (“Apri gli Occhi” di Righetto)
Guida alla via degli dei (terre di mezzo Editore)
Museruola per il cane 
Libretto vaccinale di Dakota  
Tessera del CAI (la porto sempre nei trekking)
2 borracce per un totale di 3 litri di acqua 
2 ciotole ripiegabili per acqua e croccantini di Dakota
Croccantini per cani per tutti i 5 giorni
Bocconcini per cane extra
Barrette e cioccolata 
Caricabatterie del telefono
Gel sanificante (confezione piccola da viaggio 80ml) 
Bastoncini da passeggio 

Tutto questo dentro il mio zaino Ortovox da 32 litri, per un peso finale di circa 12Kg. Troppi, davvero troppi chili per 5 giorni di trekking. Inoltre, la mattina sono partito con un altro pile ed un piumino leggero che, durante il giorno, mi sono tolto ed ho riposto nello zaino, aumentandone ancora il peso.  

Di sicuro, per viaggiare leggeri, abbiamo bisogno del caldo estivo, periodo nel quale possiamo lasciare a casa pantaloni lunghi, pile, e piumini.  

 

La scarpa giusta 

Può sembrare banale, ma non è così facile scegliere la scarpa giusta per questo cammino! Il motivo è semplice: la grande varietà di terreno nel quale si cammina. Si attraversa due grandi città, quindi asfalto e marciapiedi, per poi arrivare a strade ben battute di campagna, fino a sentieri appenninici tra i boschi. Quale scarpa usare? Come sempre, non esiste una risposta univoca. Lo scarponcino da trekking, alto e rigido, potrebbe risultare scomodo nei lunghi tratti urbani e nelle strade battute, strade dove si potrebbe benissimo camminare con una scarpetta da ginnastica, la quale però risulterebbe davvero poco utile, direi addirittura pericolosa, nei sentieri appenninici, soprattutto se affrontati in giorni di pioggia e fango. Il consiglio è quello di portarle entrambe, così da indossare la scarpa più adatta alla tappa di giornata.  

Ma non sempre è possibile portare due calzature, io stesso avevo già troppo carico nello zaino e non volevo aggiungerne altro, optando così per il solo scarponcino da trekking. Scarponcino che è stato utilissimo nella terza giornata, quando la pioggia avevo reso scivolosissimi i sentieri nei dintorni del passo della Futa, ma che mi ha provocato un fastidioso dolore alla pianta dei piedi nelle tappe urbane, essendo troppo rigido per l’asfalto.  

Se il meteo è stabile ed asciutto, meglio una scarpa più morbida, stando però attenti nei sentieri, in particolare nei tratti in discesa.  

 

Dormire in tenda o in struttura 

La Via degli Dei è un cammino sempre più popolare ed in voga, ma ancora piuttosto giovane. Questo fa si che, nei mesi di punta, il numero di camminatori sia ben al di sopra delle capacità ricettive delle strutture lungo il cammino. Se intendente affrontare questo cammino tra luglio e agosto, sarà importante prenotare per tempo i vostri pernotti. Viceversa, non avrete grossi problemi a trovare un letto nei periodi lontani dall’estate.  

Avere, però, tutto prenotato vi obbligherà a rispettare una tabella di marcia fissa. La miglior alternativa è dormire in tenda. Lungo il cammino si trovano campeggi, strutture di appoggio, ed anche numerosi B&B che offrono spazio nei loro giardini per accamparsi con le tende, lasciando ai campeggiatori la possibilità di usare i servizi igienici. Una gran bella comodità, economica, che vi permetterà piena libertà con i vostri tempi di cammino. Di contro, sacco a pelo, materassino e tenda andranno ad aumentare il peso del vostro zaino.  

Per chi affronta il cammino col proprio cane, sono tante le strutture che accettano i nostri amici a 4 zampe, ma questo fattore andrà comunque a limitare la scelta nelle possibilità del pernotto, utile quindi prenotare in anticipo anche in questo caso.  

 

Le mie 5 tappe  

Ed ecco finalmente le mie 5 tappe che, in 133.2 Km, considerando le varie deviazioni, mi hanno portato da Bologna a Firenze, da Piazza Maggiore a Piazza della Signoria. Per ogni tappa, oltre ad una breve descrizione, indicherò le fontane di acqua potabile trovate lungo il percorso e, se siete curiosi, potete trovare cliccando qui un breve video che ho pubblicato su Instagram che riassume questi 5 giorni di cammino.

 

Tappa 1  

Bologna – Badolo 

26.3 Km  

Dislivello:  +636 m   -310 m 

La giornata comincia molto presto per me e Dakota, con sveglia alle 5 e mezzo per poter prendere il treno frecciarossa in direzione di Bologna Centrale. Dalla stazione, senza perder tempo, ci incamminiamo subito verso Piazza Maggiore, vero punto d’inizio del cammino. Sono le 8 e 20 circa, siamo senza caffè e senza colazione, ma pieni di energie, emozionati e pronti.  

Primi chilometri tra i portici e marciapiedi di Bologna, verso Porta Saragozza e, da qui, si prende il Portico di San Luca, il portico più lungo del mondo con i suoi quasi 4km di lunghezza e 666 arcate. La strada inizia a salire, tra un’arcata e l’altra ci si gode una vista dall’alto di Bologna, fino a raggiungere il bellissimo Santuario della Madonna di San Luca. 

Al santuario è tempo di colazione, per me e per Dakota. Da qui la strada scende, raggiungiamo la valle del Reno, il paesaggio inizia a mutare, le case lasciano il posto ad alberi e prati. Pausa pranzo con un panino in località Vizzano, e continuiamo a camminare sempre su strade larghe e comode fino ad imboccare il primo vero sentiero del cammino, il CAI 122, che ci porta ai prati di Mugliano e prosegue nei boschi dei colli bolognesi. Solitamente l’arrivo della prima tappa è Brento, ma non avendo trovato dove pernottare, mi fermo prima, deviando di circa un chilometro, verso Badolo.  

Pranzo: al sacco (acquistato a Bologna) 

Cena: Antica Hostaria Rocca di Badolo  

Pernotto : B&B La Casetta di Badolo  

Fontane: Santuario di San Luca 

Parco La Chiusa 

Oasi San Gherardo 

Punto ristoro Via Ancognano (sasso Marconi)  

B&B Prati di Mugliano 

Strada Vicinale della Torricella (prima dell’incrocio con Via delle Orchidee, località Pianoro)  

 

Tappa 2  

Badolo – Madonna dei Fornelli 

26.6 Km 

Dislivello:  +1148 m   -700 m  

Dopo la colazione nel nostro B&B si inizia subito la faticosa salita che porta verso il Monte Adone, fatica ampiamente ripagata dalla bellezza del panorama e della montagna stessa. Probabilmente uno dei luoghi più suggestivi dell’intero cammino. Breve discesa verso Brento e da qui, una lunga camminata seguendo la provinciale fino a raggiungere Monzuno. 8 Km lungo una strada provinciale asfaltata non sono quello che si cerca da un cammino appenninico, ma da Monzuno in poi la natura si prende la scena. Da qui il sentiero attraversa prima una bellissima castagneta, poi boschi di querce e carpini fino ad aprirsi su dolci colline e prati. L’impianto eolico del Monte Galletto ci preannuncia il nostro arrivo a Madonna dei Fornelli. Una seconda parte di tappa magnifica, complice anche il clima favorevole, che ci fa venir voglia di ripartire subito.

Pranzo: In uno degli alimentari di Monzuno 

Cena: acquistata a Madonna dei Fornelli 

Pernotto: Baita degli Dei (Airbnb)  

Fontane: Brento (Vecchia trattoria Monte Adone e al Circolo del paese) 

Monzuno (piazza XXIV Maggio) 

Località Le Croci 

Madonna dei Fornelli (accanto alla chiesa)  

 

Tappa 3  

Madonna dei Fornelli – Sant’Agata 

 29.5 Km 

Dislivello:  +892 m  -1333 m 

Colazione, abbondante, al bar. Ci aspetta la tappa più dura del cammino, nel peggior giorno dal punto di vista meteo: piove, tira vento e la temperatura mattutina è sui 5 gradi. Il giorno prima camminavamo sotto il sole in maglietta.  

La strada inizia subito a salire, dopo pochi chilometri siamo già immersi nelle bellissime faggete appenniniche, cromie autunnali regalano paesaggi estremamente suggestivi che purtroppo, a causa della nebbia e della pioggia, non possiamo goderci a pieno.  Dopo poco meno di 6Km dalla partenza superiamo il confine regionale ed entriamo in Toscana, siamo nei pressi del Monte Bastione, ancora pochi passi e ci troviamo a camminare su uno dei tratti meglio conservati della via Flaminia Militare. 

Il sentiero continua nei suoi saliscendi fino alle Banditacce, che con i suoi 1204m di altezza è il punto più alto del cammino. Da qui il sentiero scende verso il Passo della Futa dove già sognavo di fermarmi per pranzo, magari al caldo del rifugio. Ma siamo ad Ottobre, fuori dalla stagione turistica, il campeggio con il suo bar sono chiusi, così come il ristorante sul passo, il che si traduce in “niente pranzo”! Perché non ho comprato un panino a Madonna dei Fornelli? Perché ho dato per scontato che avrei trovato un posto più avanti per pranzare, un errore da vero principiante…  

Quindi affamati e bagnati, via di corsa tra prati a faggete, con l’obbiettivo di arrivare il prima possibile alla meta.  

Vi auguro di affrontare questa tappa in una giornata dalle buone condizioni metereologiche, così da godervi a pieno la natura e i panorami che questa traversata appenninica sa offrire.  

Arrivati a Sant’Agata, il buon Dakota ha iniziato a seguirmi con una pallina da tennis in bocca, trovata in qualche giardino. Dopo una tappa del genere ancora hai voglia di giocare?

Pranzo: non pervenuto 

Cena: una pizza gigante a Sant’Agata 

Pernotto: B&B Villa Bianca 

Fontane: Madonna dei Fornelli (accanto alla chiesa) 

Via del Bastione (località Pian di Balestra) 

Punto ristoro Il Capannone (aperto solo in estate)  

 

Tappa 4 

Sant’Agata – Bivigliano  

25.4 Km 

Dislivello:  +881 m  -622 m 

Prima parte di cammino abbastanza piatta e monotona, tra strade di campagna che collegano Sant’Agata a San Piero, sotto un cielo ancora coperto dalle nuvole. Durante la giornata il sole torna a splendere, e con esso anche i magnifici paesaggi toscani. La salita verso Monte Senario è lunga, ma immersa in splenditi e mutevoli boschi: ginestre, querce, frassini, lecci, più in basso, castagni ed abeti, più in alto. Superata la Badia del Buonsollazzo, proprio all’inizio di un bosco di castagni, si passa sotto ad uno striscione che recita: 

“superato il purgatorio, ammirate il Paradiso”

Una frase che ci da quella carica in più per superare le ultime salite fino a Monte Senario ed il suo Santuario. Da qui, piccola deviazione per scendere a Bivigliano, paese scelto per passare la notte e cenare in compagnia.  

Pranzo: al sacco (acquistato a San piero)  

Cena: La Locanda di Bivigliano  

Pernotto: Casa Francesco (Bivigliano) 

Fontane: Sant’Agata 

Località Gabbiano (fontana del cimitero) 

San Piero a Sieve ( tre fontane, una in piazza Colonna) 

Località Trebbio (dopo il castello sulla sinistra) 

Monte Senario  

Bivigliano (due, entrambe in Via Roma) 

 

Tappa 5 

Bivigliano – Firenze 

25 km  

Dislivello:  +339 m   -867 m 

Una tappa ricca di emozioni e vedute mozzafiato. Da Bivigliano dobbiamo camminare per circa 2 Km per ricongiungerci col sentiero ufficiale. Superati alcuni tratti di strada asfaltata, il sentiero segue un crinale erboso dal quale, in basso sulla destra, si può vedere Fiesole, la piana fiorentina e, per chi ha occhi buoni, la cupola di Brunelleschi del Duomo di Firenze. Dopo tanti chilometri sotto i piedi, finalmente, si vede la meta.  

La vista dell’arrivo ci fa camminare a piedi svelti e cuor leggero, in poco si raggiunge Vetta le Croci, altri brevi tratti di misto asfalto e poi di nuovo sentiero per l’ultima salita, l’ultima fatica di questo cammino: un sentiero, a tratti ripido, che attraversa un’abetaia fino a condurci in vetta a Poggio Pratone. Poco prima della vetta, sulla destra, l’abetaia si apre in una radura con un fantastico panorama, è il luogo perfetto per una pausa. una pausa per ripensare ai chilometri fatti, alle salite e alle fatiche. Da qui è tutta una lunga discesa fino a Firenze!

Il sentiero lascia il posto ad una strada sterrata prima, asfaltata poi, che ci porta fino a Fiesole, con la sua piazza e i suoi scorci famosissimi su Firenze.

Foto di rito all’affaccio che si trova tra Via Vecchia Fiesolana e Via Bandini, e poi ancora discesa fino a Firenze Le Cure. Da qui si cammina sui marciapiedi, siamo in centro città, si supera Piazza della Libertà, Il Duomo ed il Battistero e finalmente arriviamo in Piazza della Signoria. Il sole splende, è Ottobre ma siamo in maglietta, sorrido e sono felice. Sono sicuro che Dakota percepisce le emozioni del momento, lui che di empatia è maestro, basta uno sguardo ormai per capirci, le parole sono superflue per due connessi come noi. Ma a dire il vero non siamo ancora arrivati, attraversiamo Piazza della Repubblica, Piazza Santa Maria Novella ed arriviamo alla stazione, per riprendere il treno che ci riporterà a casa.  

Pranzo: a Fiesole 

Cena e pernotto: a casa!  

Fontane: Bivigliano (due, entrambe in Via Roma) 

Fiesole  

 

Per chi va forte e per chi va piano 

Il bello di un cammino sta nell’andare del proprio passo, per questo le mie 5 tappe possono risultare troppe, o troppo poche, per altri camminatori. Alcune delle persone che ho incontrato nel mio cammino avevano in programma di concluderlo in 6 tappe, altri, in pochi per la verità, in 4. Non esiste un numero di tappe obbligate, metterci più tempo di altri camminatori non renderà il vostro cammino meno importante.  Scegliete delle tappe che abbiano una lunghezza tale da farvi godere quello che state facendo e, all’occorrenza, preparatevi a poter cambiare piani durante il cammino stesso.  

Ecco qua due diversi esempi di come si potrebbe suddividere il cammino in 4 ed in 6 tappe.  

La Via degli Dei in 4 Tappe 

Bologna – Monzuno (38 Km)

Monzuno – Passo della Futa (25 Km)

Passo della Futa – San Piero a Sieve (25 Km)

San Piero a Sieve – Firenze  (40 Km)

 

La Via degli Dei in 6 Tappe 

Bologna – Badolo/ Brento (26 Km)

Badolo/ Brento – Madonna dei Fornelli (26 Km)

Madonna dei Fornelli – Passo della Futa (15 Km)

Passo della Futa – San Piero a Sieve (23 Km) 

San Piero a Sieve – Bivigliano/ Vetta le Croci (20 Km)

Bivigliano/ Vetta le Croci – Firenze  (22 Km ) 

 

Un cammino nei contrasti

Prati, asfalto, boschi, cemento, il canto degli uccelli e il rombo dei motori. E’ davvero un cammino di continui contrasti, tra l’ambiente urbano e la natura vergine. La mano dell’uomo contro le radici di un albero. E così ci ritroviamo sulla cima del Monte Adone con il sottofondo delle auto che sfrecciano nell’autostrada, giù in basso nella valle; ci arriva il ruggito delle moto da corsa nel circuito del Mugello mentre siamo ancora tra le faggete, ridiscendendo dal passo della Futa. Passiamo in pochi metri da una trafficata strada provinciale ad una bolla di alberi verdi, ed il cinguettare degli uccelli. Il roboare di un ruscello diventa un’auto in corsa.
La presenza umana è tangibile in ogni momento del nostro cammino, con un suono, un odore, un bosco tagliato o un terreno arato, viceversa, la natura si prende ogni spazio che viene lasciato, dimenticato, manifestando la sua continua rinascita e crescita.

Luoghi salvati dagli dei

Non avevo mai sentito nominare posti come Monzuno o Brento prima di questo cammino. Paesi che, nel corso degli anni, si sono spopolati, spenti, destinati ad un lungo ed inesorabile declino. La Via degli Dei ha portato nuova linfa, sotto forma di turismo. Camminatori di passaggio che si fermano per un caffè, un panino, una pizza o per dormire in una struttura.

Così, negli ultimi anni, sono nate nuove attività, nuovi B&B, hotel, ristoranti, alimentari, che si traducono in nuovi posti di lavoro ed un futuro più concreto per la gente del posto. Non è un caso se molte di queste strutture portano nomi come “B&B sulla via degli Dei”, “Ristoro degli Dei”, “Corte del Camminatore”.
L’impatto della Via degli Dei non è però uguale ovunque, infatti la parte Toscana del cammino già se la cavava bene. I paesi del Mugello godono della presenza dell’autodromo, che porta, praticamente ogni weekend, persone da tutta Italia. Così, questa zona vive già di un suo turismo, per non parlare poi della splendida e famosissima Fiesole.
Ma non vi è dubbio che, oltre appennino, la Via degli Dei abbia riportato quel flusso turistico, ed economico, che mancava da anni. Brento, Badolo, Monzuno, Madonna dei Fornelli, località e frazioni ad esse vicine, ringraziano gli Dei.

 

La magia del primo cammino

Per quanto breve che sia, questo cammino è stato per me intenso e carico di emozioni, soprattutto grazie alla compagnia di Dakota. Non sapevo bene cosa aspettarmi, prima di mettermi in marcia, non essendo mai partito per un “vero” cammino. Mi sono ritrovato catapultato in un mondo nuovo. Affrontare un cammino non è solo percorrere chilometri! Si entra in uno stato mentale che ti fa vivere in una bolla, come se per te il tempo scorresse ad un ritmo diverso dal resto del mondo. Col passare dei giorni la tua mente ti porta lontano, oltre la meta stessa, le gambe camminano da sole, lo zaino non ha più un peso. Gravità e tempo seguono il tuo respiro.

E nel cammino si incontrano molte persone che cavalcano le stesse onde, così ci si ritrova a camminare in gruppo, ma ognuno a camminare da solo, nei suoi pensieri e nel suo tempo. Ho percepito queste sensazioni già nel secondo giorno. Siamo partiti, io e Dakota, da Badolo, soli. Nel corso della giornata abbiamo raggiunto altri camminatori e altri ancora ci hanno raggiunto. Siamo arrivati a Madonna dei Fornelli in 14. Ad un estraneo potevamo sembrare un unico gruppo di amici, in realtà c’erano Marco e Shiva , torinese lui, pastore australiano lei, proprio come Dakota, poi il mio ex collega Riccardo, incontrato in maniera assolutamente casuale, assieme ai due amici Jacopo e Luca, e ancora i due cugini di Pandino, la coppia Paolo e Paola, per finire con 5 dottori, laureati da poco, partiti in questo cammino  prima di dividersi, ognuno ad inseguire la sua specializzazione. Non sentivamo l’obbligo di riempire il silenzio con le parole, o di camminare vicini. Camminavamo e basta, ognuno nella sua bolla, per uscirne di tanto in tanto per uno scambio di parole. E se uno rallentava, staccandosi, o accelerava, isolandosi, non c’era nulla di strano: camminava nel suo spazio, al suo tempo.

Nel 2020 scrivevo un articolo intitolato “L’Italia sotto le scarpe” , nel quale facevo riferimento ad un modo di viaggiare più lento, spirituale, meno artificiale e di connessione col mondo. Con la Via degli Dei si chiude questo cerchio, un cerchio che si è aperto con l’eruzione del 2014, che mi porta in un futuro fatto di cammini, zaini in spalla, di notti sotto le stelle, nel mio tempo, nel mio spazio.