Il fotografo furbetto che voleva fregare i DPCM

Il fotografo furbetto che voleva fregare i DPCM

ATTENZIONE!!! QUANTO SEGUE PUO’ CONTENERE TRACCE DI POLEMICA!

Nell’ultimo anno ne abbiamo viste di tutti i colori: bianco e rosso, giallo e arancione, lock down e tana libera tutti, senza dimenticarsi l’arancione scuro e la zona rossa rafforzata! Un anno che, più o meno in tutto lo stivale, ha impedito a noi appassionati di fotografia di muoverci liberamente per inseguire i nostri scatti.

Ma un’altra cosa che ho visto, e son sicuro di non esser l’unico, sono state le storie di svariati fotografi che, anche nei momenti di massime restrizioni (zone rosse), condividevano dirette sui loro social , intenti a fotografare albe e tramonti, da zone spesso anche al di fuori delle loro regioni di residenza. 

Inizialmente ho sospirato, con un misto di invidia e nostalgia, passando subito al post successivo. Ma col susseguirsi dei giorni, e dei mesi, vedevo sempre più spesso questo genere di dirette, e una domanda mi rimbalzava sempre più in testa: come fa questa gente a girare liberamente per fare le foto se legalmente non si può?

la risposta che andava per la maggiore era una e semplice: “siamo fotografi professionisti, abbiamo la partita IVA, codice ATECO, noi possiamo andare a far foto”. 

Beh, non fa una piega, direte voi… E invece si, ne fa più di una! 

Facciamo una doverosa premessa: in questi mesi passati ci sono stati così tanti cambiamenti nei vari regolamenti che probabilmente nemmeno l’ex premier Conte e l’attuale Draghi saprebbero con estrema certezza quale sia il giusto comportamento per ogni singola situazione, ma da quel poco che ci ho capito io, e da quel poco che amici del settore mi hanno aiutato a capire, la situazione è più o meno quella che andrò a scrivere. 

Per iniziare avere una partita IVA non significa aver libertà di girare sul territorio nazionale a piacimento. Stessa cosa il far parte di una categoria che rientri in un qualche codice ATECO. Fotografi professionisti possono spostarsi sul territorio nazionale solo per comprovate esigenze lavorative, ed è qui che arriva il furbetto!

Per “comprovate esigenze lavorative” si intende quando, per puro esempio, l’ente Z ti contatta per realizzare un servizio fotografico sul Parco Nazionale del Gran Paradiso, oppure il comune X ti chiama per una fotoreportage sulla popolazione di cinghiali nell’area comunale, o ancora l’associazione Y ti coinvolge per una serie di scatti volti a rilanciare il turismo nell’area naturale da loro gestita. Insomma, ci vuole che qualcuno, privato o non, ti ingaggi per un lavoro, che ci siano email e fatture a farne da prova (COMPROVATE esigenze lavorative). Da qui se ne deduce che, anche se titolari di partita IVA, uscire dal proprio comune, in piena zona rossa, per andare a far foto o video col solo scopo di pubblicarle su Instagram non rientra tra le comprovate esigenze lavorative, di conseguenza state violando la legge e, furbescamente, lo state mostrando in diretta!

Voglio fare anche un esempio che riguarda me. Io abito ad Arezzo e lavoro all’ospedale di Siena, per lavoro quasi ogni giorno esco dal mio comune e dalla mia provincia. Sono pienamente autorizzato a farlo. Fingiamo che io, nel mio giorno libero, decida di andare a far foto tra le crete senesi, che per mia fortuna si trovano proprio lungo la strada che percorro per andare a lavoro. Quindi prendo tutto il mio materiale, salgo in macchina e parto, se non che la polizia mi ferma per un controllo. A questo punto, io che sono furbo, potrei dire senza paura che sto andando al lavoro. a Siena. Nel 99% dei casi la passerei liscia in quanto nessuno andrebbe mai a controllare i miei orari. Ma in un mondo ideale, a tale fermata seguirebbe un controllo dal quale risulterebbe che io quel giorno non sono mai entrato al lavoro, e di conseguenza ne risulterei punibile penalmente.

Ed è proprio di questa mancanza di controllo che si approfittano i fotografi finti professionisti con partita IVA, 

Non è colpa di nessuno se nessuno controlla, e sicuramente non è colpa di queste persone, che vanno per boschi a far foto, se la pandemia ha avuto diverse ondate. La mia polemica si centra su altri due punti: 

Punto primo certe persone sono l’esempio per molti fotografi amatoriali e alle prime armi, un modello decisamente sbagliato che però spesso vanta decina di migliaia di “followers”. 

Punto secondo, tali fotografi professionisti, spesso si vantano sui loro social della loro etica, esprimendo il loro profondo rispetto per l’ambiente e la fotografia, smentiti da questi atteggiamenti di puro menefreghismo, spinti solo dal far crescere i loro “likes”.

Quindi tu, fotografo a partita iva che durante le zone rosse te ne andavi a far dirette e foto a destra e a manca, tu che ti senti un gran figo e un gran furbo, sappi che per me sei solo un gran… Orione! che bella costellazione Orione, con cosa faceva rima?